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Una catastrofe di proporzioni drammatiche per Messina, come mai successo prima nonostante gli incendi più volte avessero già bruciato le colline della città. Ma mai in modo così pesante per il territorio peloritano, che paga il malgoverno degli ultimi anni (probabilmente decenni) e la cattiva gestione del territorio, gestito nel modo peggiore possibile. E’ un disastro naturale che avrà pesantissime conseguenze sulla vita futura della città e sulla pubblica incolumità: sono andati in fumo oltre 2.000 ettari di macchia mediterranea, un dato enorme, tragico, gravissimo per l’ecosistema dello Stretto. Nella zona a più alto rischio idrogeologico d’Italia, proprio lì nell’hinterland Nord della Città di Messina, dove ogni anno tra l’autunno e l’inverno in sei mesi cadono oltre 1.000mm di pioggia (è una delle zone più piovose del Paese), adesso non ci saranno più gli alberi che con le loro radici danno stabilità al terreno. E inevitabilmente si verificheranno frane a raffica, dove le colline si trovano a strapiombo sul centro densamente abitato, sugli svincoli autostradali e sull’Università che ieri è stata evacuata e raggiunta dalle fiamme. Ecco perché il peggio deve ancora venire. (StrettoWeb.com)